Vincenzo Caniglia Scrittore
07 febbraio 2025
INCIPIT… 17 “DI GRUTTA IN GRUTTA”
Mia nonna materna, Angelina, aveva sempre pronti: proverbi, aforismi o piccoli “cunti”. Ella li applicava ad ogni accadimento della vita e li dispensava volentieri ai suoi nipoti. Questi spunti culturali le provenivano da tradizioni popolari che aveva immagazzinato, durante la sua vita, nella portentosa memoria di cui era dotata.
Un cuntu mi sovvenne proprio qualche sera fa. Io e mia moglie eravamo comodamente seduti sul divano di fronte alla televisione cercando qualche programma che potesse interessarci. Dopo vari tentativi, per la noia, mia moglie sbadigliò e immediatamente anch’io la imitai. In una situazione del genere, nonna Angelina avrebbe iniziato a raccontare:
C’era una volta un Re
che aveva sposato una giovane bella e dal gentile carattere di cui si era profondamente innamorato. Purtroppo, il Re era anche un uomo molto geloso.
Un giorno, durante un pranzo di gala, accadde che dalla cara bocca della Regina uscisse uno sbadiglio; forse per noia, stanchezza o perché aveva un po’ ecceduto nel bere del vino. Di fronte alla sposa del Re c’era seduto un ospite di riguardo che sbadigliò immediatamente dopo la Regina. Questo fatto fece scattare la gelosia del Sovrano che pensò di vedere in questo sincronismo degli sbadigli, un segno d’intesa tra sua moglie e l’ospite. La mattina dopo, il Re chiese alla Regina di accompagnarlo in un viaggetto romantico, senza codazzo al seguito. Sarebbero partiti solo loro due.
La malsana gelosia gli aveva suggerito di portare la Regina sui monti dove il Re pensava di trovare una grotta adatta a nascondere l’omicidio di sua moglie che egli, roso dal sospetto, riteneva l’avesse tradito.
Per fortuna, al momento di mettere in atto il suo tragico intento, l’amore per la moglie lo faceva tentennare e temporaneamente desistere. Rimandava tutto all’indomani. Questo tira e molla si ripeté per dieci volte, riparandosi per la notte in altrettante grotte.
La moglie che non immaginava il malsano gesto ideato dal marito, stanca per il lungo cammino, alla decima grotta, esclamò:
Mi sta’ purtannu di grutta in grutta
Comu lu sbadigliu ‘ca passa di vucca in vucca.
A queste parole il Re capì che la gelosia aveva accecato il suo raziocinio e che gli sbadigli sincronizzati non si possono frenare e gettandosi ai piedi della sua amata sposa, chiese perdono delle cattive intenzioni che avevano attraversato la sua mente. Così tornarono nella loro Reggia e, come mia nonna Angelina concludeva i suoi cunti:
Vissero per sempre felici e contenti
e a nuatri, in manu nun ‘ni resta nenti.
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