Vincenzo Caniglia Scrittore
13 APRILE 2025
INCIPIT… 21 “A VANNIATA”
Nei Paesi arabi o per meglio dire Islamici c’è un richiamo che più volte al giorno invita alla preghiera le genti.
Fino agli anni ’60 nel mio paese l’attenzione delle massaie, era richiamata dalle “vanniate o banniate” (l’etimo è variabile a seconda delle zone della Sicilia) degli ambulanti. Ognuno annunciava con canti a squarciagola la propria mercanzia.
Ricordo particolarmente quelle dei fruttivendoli che spingevano il loro carrettino o utilizzavano la “lapa” (l’Ape della Piaggio). Usavano le parole che descrivevano le varie mercanzie intonando gorgheggi talvolta arabeggianti.
“Aiu pi-ira
Aiu pu-uma
Aiu pira e puma!
Pira, puma, pata-tee
Pataa-te e puma-doruu.
Lattu-chii!
Aiu mulincia-ni
Aiu pi-pi
Mulinciani, pipi e cacocciu-lii.
Le massaie accorrevano, chi sulla soglia di casa, chi affacciandosi alle finestre, e a loro volta, vanniavano per farsi sentire e chiedere i prezzi dei prodotti per poi “calare il panaro” cioè il paniere di vimini e con esso raccogliere la merce e pagare. Alcune si affacciavano solo al richiamo appartenente al fornitore di loro fiducia riconoscendolo dalla voce e dal tipo di melodia usata.
I bambini aspettavano con trepidazione il suono del fischietto del gelataio che spingeva, a piedi o pigiando sui pedali, un trabiccolo a forma di barchetta con tre ruote. I pargoletti si assiepavano attorno al gelataio come le falene attratte da una lampada. In primavera ed estate, per poche lire, si potevano assaporare dei coni di pochi ma buonissimi gusti.
Non c’erano, allora, rumori che disturbavano l’udito. Il paese era intessuto da una colonna sonora formata dai fischiettii e canti eseguiti da artigiani, muratori, carrettieri e contadini che zufolavano o intonavano canzoni e melodie millenarie mentre portavano a compimento i loro umili lavori.
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