Vincenzo Caniglia Scrittore
19 novembre 2024
INCIPIT… 13 “MANTELLINA”
Roccapetrosa Anno del Signore 1966 pieno inverno; avevo otto anni.
Una mattina, dopo essere stato svegliato, come al solito dalla mamma, mi sono alzato senza protestare perché speravo che quello potesse essere il giorno adatto che aspettavo da qualche tempo.
Guardai fuori dalla finestra e pensai: “Forse oggi è il giorno giusto”.
Alcuni giorni prima, ero salito in soffitta, dove mi rintanavo per passare gli interminabili e noiosi pomeriggi invernali dopo aver fatto i compiti. Entrare in questo luogo, ai miei occhi, era come un viaggio nella fantasia: saranno stati i tetti spioventi con le travi a vista o la luce soffusa che entrava sghemba dai lucernari con i vetri smerigliati; saranno stati i contenuti di questo luogo che lo rendevano magico osservando la grande mole di oggetti ammassati dentro scatole di cartone, vecchi armadi e cassettiere. Tutta questa mercanzia varia consisteva in oggetti seminuovi o sberciati, talvolta proprio rotti che: “Chissà… magari… un giorno… insomma potrebbero servire”; ciò era quando affermava mio padre.
Un pomeriggio tra tutta questa paccottiglia, avevo scovato un indumento che non avevo mai visto negli innumerevoli armadi e cassettiere stipate all’inverosimile. Aprendo un cassetto, vidi una mantella impermeabile di tela cerata, di colore nocciola, avvolta nella carta velina. La presi la scossi e la osservai bene; si va bene, c’era qualche piccola crepa dove era stata piegata, chissà da quanto tempo, ma ad un’osservazione più attenta mi sembrò che potesse andare bene per quel periodo invernale a trasformarmi in un “Super Eroe”. Ognuno di essi ha una caratteristica esclusiva che utilizza per le sue missioni. Il potere della mantellina incerata era senza ombra di dubbio “l’impermeabilità”. Volli provarla e la indossai. Mi guardai ad uno specchio posto su un’anta di armadio e mi vidi riflesso con il cappuccio che mi copriva in abbondanza la testa e il collo e arrivava, sul davanti fin sotto le ginocchia; inoltre c’erano due feritoie che permettevano di far passare al bisogno le due braccia. Decisi che quello sarebbe stato l’abbigliamento da usare appena la mamma mi avesse chiesto di andare a comprare il pane per la famiglia quando si fosse appalesato un pomeriggio di pioggia.
Quello sembrava il giorno giusto!
Andai a scuola come tutte le mattine in auto con papà e mi rallegrai alla vista delle prime gocce di pioggia sul parabrezza. Al rientro a casa, dopo pranzo, il tempo si attestò sul piovoso e di conseguenza ero lì a fremere che la mamma mi chiedesse: “Vincè, vuoi andare al panificio o chiamo papà che è al Circolo e il pane lo porta lui?”
Risposta immediata: “No, non lo disturbare ci vado io indossando la mantellina che ti ho fatto vedere due giorni fa”.
Quindi, bardato di tutto punto con scarponcini e mantellina impermeabile mi presentai, spostando il peso da una gamba all’altra, aspettando davanti la porta d’ingresso. Finalmente avrei sfruttato i miei “superpoteri”. La mamma mi porse una banconota da diecimila lire arrotolata che io agguantai sporgendo la mano destra dalla feritoia apposita e mi disse: “Stai attento gioia, oggi non ho soldi spicci; tieni stretto il resto in una mano e il pane nell’altra”. Io, impettito, saluto come un militare ed esco fuori saltellando felice.
Ho pestato ogni pozzanghera di qualsivoglia misura che mi si parava davanti sicuro della mia impermeabilità!
Arrivato al panificio ordino una ciambella di pane da un chilo e tiro fuori la mano destra da sotto la mantellina.
Orrore!
La mano era stretta ma i soldi erano scomparsi. Il labro inferiore cominciò a tremare convulsamente, ma mi trattenni perché non volevo far vedere alla panettiera che avevo combinato un grosso pasticcio. Forse la signora percepì qualcosa e facendo finta di non aver capito disse: “Non ti preoccupare, tieni il pane; dì alla mamma che lo segno e poi, domani passa lei a pagare”.
Il ritorno a casa fu un inferno di emozioni mai provate. Tornai mogio, mogio a casa. Le pozzanghere non mi attrassero più; non sapevo come affrontare la situazione che si era creata. Entrando a casa confessai tra le lacrime il mistero della scomparsa della banconota che la mamma mi aveva affidata. Ella mi aiutò a togliermi la mantellina e abbracciandomi forte mi rassicurò con parole dolci che non avrebbe raccontato nulla a papà.
Da quel dì non vidi più la mantellina dei “superpoteri” che finì nella spazzatura.
Ecco come il denaro irruppe violentemente nella mia vita semplice e spensierata di piccolo bambino di otto anni. Fino ad allora non avevo avuto occasione di conoscere il ruolo totalizzante che i soldi hanno sulla vita quotidiana degli uomini.
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