Vincenzo Caniglia Scrittore
01 marzo 2025
INCIPIT… 18 “ARANCINI”
Il Carabiniere semplice Angelo Miraglia aveva lasciato incustodita la sua postazione all’ingresso della Caserma perché la Natura l’aveva interpellato per una faccenda irrimandabile. La fisiologia ha le sue ragioni che il maledetto telefono non conosce e non rispetta; infatti, non appena aveva poggiato le terga sul vaso della latrina, il malefico apparecchio cominciò a squillare.
Per il Miraglia fu come aver percepito uno sguaiato e perentorio grido che non ammetteva scuse; voleva la sua giusta considerazione e continuò a trillare senza sosta.
Il povero Carabiniere, chiamando a raccolta tutti i Santi del Paradiso, cercò di sbrigarsi quanto più celermente poté e ricomponendosi lungo il corridoio che univa le latrine al suo ufficio, arrivò ad agguantare la cornetta del telefono e con malagrazia rispose: “Pronto! Qual è l’urgenza?”
Una voce allarmata rispose dall’altro capo della linea: “Carabinieri, presto, accorrete in viale Garibaldi 122; c’è una rissa in corso e non vorrei che delle teste calde che si stanno affrontando arrivino a estreme conseguenze e mettano mano ai coltelli!”
Il Carabiniere rispose professionalmente: “arriviamo”. Poggiò la cornetta del telefono e si recò celermente nell’ufficio dell’Appuntato Agliata che stava apponendo svogliatamente la sua firma su delle “inutili” scartoffie. Il Superiore, informato della telefonata, indossò il cappello e ordinò al suo sottoposto di condurlo con la “Campagnola” di ordinanza all’indirizzo citato dal richiedente aiuto.
Appena arrivati a destinazione, trovarono due gruppi di giovani sfaccendati che si contrapponevano e discutevano animatamente con un tono di voce che non prometteva niente di buono.
Fortunatamente, il paventato rischio di finire a coltellate, era stato rinviato quel tanto che bastò all’arrivo dei Militi, dal gestore della nuovissima “Premiata Rosticceria Panarello” che proprio quella sera era stata inaugurata.
La Premiata Rosticceria Panarello, offriva, oltre alla pizza a taglio, una novità assoluta per il paese: gli arancini al ragù o al burro. Queste specialità venivano, talvolta, preparate amorevolmente nelle cucine casalinghe dalle massaie; ma in questo caso era diverso, perché gli avventori potevano ordinarli in gran quantità secondo i propri desideri.
L’inaugurazione del locale, in una invernale sera, fredda ma asciutta del ’69, fu un irresistibile richiamo per i giovani sfaccendati del paese che si incontrarono per partecipare a questa assoluta novità. Per rendere più interessante la serata partirono i soliti sfottò amichevoli e la inevitabile scommessa su quanti arancini, ognuno fosse in grado di mangiare. Ogni giovane diceva un numero che potesse essere il proprio limite finché Salvatore Sampataro, un giovanotto secco secco come un chiodo, ma dal proverbiale appetito e conosciuto per le incredibili sparate, dichiarò il suo numero: secondo il suo appetito scommetteva che avrebbe mangiato ben dieci arancini.
I commenti furono vari e fantasiosi ma a questo punto la scommessa fu accettata da Nuccio Cavallaro che pose sul bancone della rosticceria ben dieci mila lire dicendo:
“Va bene che hai il verme tenia, ma voglio proprio vedere se ce la puoi fare”.
Furono, così, ordinati i dieci arancini e appena pronti, Salvatore iniziò di buona lena a divorare le ottime prelibatezze. Mangiò velocemente fino al quinto, poi necessariamente la velocità si ridusse fino al nono arancino.
Alle dieci mila lire di Nuccio si affiancarono altre puntate e ciò rese l’atmosfera tesa e per alcuni interessante.
Prima di affrontare il decimo arancino, Salvatore sorseggiò mezzo bicchiere di birra. Poi, nel più assoluto silenzio agguantò il decimo e iniziò a masticarlo a piccoli morsi fermandosi ansimando tra un boccone e l’altro. I suoi occhi lacrimavano per la immane fatica e il sudore imperlò la fronte e inzuppò la camicia che era rimasta come ultimo indumento dopo che aveva dismesso prima il cappotto e infine il maglione.
Era deciso a portare a termine la scommessa ma iniziarono a farsi sentire dei leggeri conati di vomito che cercava di frenare aiutandosi con qualche sorso di birra.
Quando mise in bocca l’ultimo boccone ci fu un alto boato lanciato da tutti quelli che avevano scommesso sulla riuscita della sua impresa. Ma a questo punto un irrefrenabile conato lo obbligò a vomitare persino l’anima. Questa volta, un altro urlo si alzò da chi aveva scommesso contro l’impresa di Salvatore.
La contesa si basava su un preciso punto: l’ultimo boccone aveva raggiunto lo stomaco dove c’era il resto degli arancini o era rimasto esclusivamente in bocca?
Chi aveva ragione? Sciuglitici sti numeri!
Ecco perché gli animi si erano accalorati ed era partita la telefonata che aveva disturbato un’altra evacuazione: quella del Carabiniere semplice Angelo Miraglia.
This work is licensed under Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International
Lascia un commento